La mia Yemayá guarda L’Avana dal balcone del Museo Casa de África

Yemaya_Casa de Africa_© maria giulia alemanno_cuba

Il Museo Casa de África e il banner con la mia Yemayá
(foto di Magaly Torres ©)

Che la  vita di un artista non sia sempre  facile si sa,  potrei scrivere pagine a riguardo.  Poi, quando meno te lo aspetti, giungono doni che ti convincono dell’importanza di continuare. E sono soddisfazioni che cancellano titubanze e delusioni.
Questo regalo mi arriva dal Museo Casa de África di L’Avana che quest’anno ha scelto  una mia opera come simbolo del XXVII Taller Scient¡fico de Antropolog¡a Social y Cultural Afroamericana e contemporaneamente per ricordare il  XXXVII anniversario della sua fondazione. Si tratta della Yemayá che realizzai per il ciclo “MIS ORISHAS”, dodici grandi tele dipinte ad acrilico su ruvida tela di sacco, esposte per la prima volta nel gennaio 2005 nelle sale coloniali del Museo Alejandro de Humboldt della capitale cubana.
Ricordo che per dipingerla mi immersi nella realtà della Cuba vera e profonda che raramente si svela ai turisti. Mi mossi per le strade di La Havana Vieja alla ricerca di  un volto imperiale, come deve esserlo quello della regina di tutti i mari, studiai il blu delle finestre e dei portoni dei vecchi palazzi per  trasferirlo nelle pieghe del suo abito, pensai alle sirene che ammaliavano i marinai e alle polene che con loro affrontavano le burrasche. E nella Casa de los Abanicos trovai il ventaglio perfetto per lei.
Realizzato da un’abile artigiana di origini africane, era un trionfo di viole del pensiero azzurre.  “Sono fiori  semplici e gentili mi spiegò la donna- e le piacciono molto. Fidati di me che la conosco bene” .  Ne parlava come di un’amica conosciuta da tempo ed in effetti mi confidò che in salotto aveva il suo altare e che ogni giorno le dedicava i suoi rituali. Da quindici anni era santera di Yemayá e, per confermarlo, mi mostrò la collana e il bracciale di perline bianche e blu, i colori della dea.  Quel bianco e quel blu invasero in seguito il mio studio, quando portai la spuma delle onde caraibiche tra le risaie vercellesi. E’ lì infatti che si manifestò appieno la grande madre nel cui ventre ruota l’universo, la stessa Yemayá che in questi giorni è ricomparsa nella sua isola in tante immagine diffuse nel cuore di L”Avana. La vita è un infinito susseguirsi di moti circolari, ed in uno di questi vortici la signora dell’acqua salata ha fatto ritorno a casa.

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