in studio con “I profondi abissi di Yemayá Olokun”
acrilico su tela, 125 x 500 cm.
2020
Una mia grande tela dal titolo “ I profondi abissi di Yemayá Olokun” è diventata una preziosa installazione nel Museo Casa de Africa di L’Avana. Sono cinque metri lineari di alte onde al cui centro spicca l”immagine di una divinità ibrida, la somma di Yemayá, signora di tutti i mari, e Olokun, padrone delle buie profondità, dell’oceano. All’ opera ha dedicato un testo il critico d’arte Massimo Olivetti che ben conosce l’affascinate realtà, o irrealtà, della religiosità afrocubana.
I PROFONDI ABISSI DI YEMAYÁ OLOKUN
di Massimo Olivetti
“ Il fatto…Ha un solo protagonista, ma in qualsiasi storia i protagonisti sono migliaia, visibili e invisibili, vivi e morti”
Jorge Luis Borges – Elogio dell’ombra
Per scandagliare gli abissi dell’anima, per immergersi nelle profondità degli esseri e riemergere integri e consapevoli, per assorbire il contenuto dell’oscuro che alberga in noi, deve esserci un Dio nero, colore delle acque profonde, delle fosse oceaniche, uno spirito proteico, mutevole e mutante, Olokun acquattato nelle dimore remote delle profondità. Nella sua immaterialità magmatica è più ombra-essenza che materia e risucchia il nostro essere sepolto, lo metabolizza e lo restituisce depotenziato dagli incubi più feroci e bestiali. Un compito essenziale per permettere all’umanità di sopportare il peso dell’ inconscio senza crollare in e con esso. Ma Olokun può farlo solo se accompagnato da carità e grazia. Solo la sua duplice natura, la sua ibrida essenza in unione con Yemaya, la grande madre, la caritatevole e confortante signora della salvezza, garantisce che Olokun rimanga nel fondo del mare e nel fondo di ognuno di noi senza travalicare confini e scatenare simbolici maremoti. Due in uno, uno spirito guida, l’azzurra Yemaya dea del conforto e dell’ascolto e il Dio nero, il Profondo Olokun, per bilanciare gli opposti, le contraddizioni dell’essere, le nature ferine che agognano alla luce e al sereno.
Una grande tela, orizzontale, quasi infinita, un azzurro di onde corrucciate ed inquiete e, come il favoloso Kraken, terrore dei marinai, che appare e scompare negli orizzonti oceanici, Yemayà-Olokun compare e appare nei nostri orizzonti mentali. Maria Giulia Alemanno vede e sente la loro duplice presenza in un universo marino che prima ci affoga e poi ci salva, immergendo nel dilatato azzurro dei suoi colori e dei suoi pennelli il mistero del naufragio e della salvezza.
In fondo “Nemmeno Dio ha sopportato la solitudine.”
George Frazer, da “ Nessun Testimone. Storia della creazione”.
“I profondi abissi di Yemayá Olokun” di Maria Giulia Alemanno in Calle Mercaderes davanti al Taller Experimental de Papel Artesanal
de la Oficina del Historiador de la Ciudad de La Habana