Testi critici: Delle atmosfere e altri racconti

Maria Giulia Alemanno

Abbiamo visitato la mostra di Maria Giulia Alemanno di Crescentino

UNA RISAIA ILLUMINATA DI FUOCHI

Dalle tele si avverte il crepitio dei fuochi che bruciano le paglie, dopo il raccolto nel Vercellese
Tema: la risaia. Rappresentazione visiva o grafica: distese d’acqua, i borghi che si specchiano nelle camere appena allagate in primavera. Oppure: schiere di mondine curve, immagine ormai oleografica ma sempre presente nei cataloghi delle reminescenze. Ancora: distese gialle, solcate dalle mietitrebbia in autunno.
Nell’immaginario collettivo e nell’opera degli artisti la risaia è così. Anche nelle trasposizioni fotografiche e pittoriche più fedeli. Difficile, anzi improbabile, proporre una risaia italiana diversa.
Maria Giulia Alemanno, pittrice torinese con radici a Crescentino, interpreta la sua risaia con il fuoco. Si affida alle fiamme per rappresentare un mondo e il lavoro dei campi nella fase terminale della stagione. Quando il prodotto è tutto a casa, essiccato, immagazzinato, pronto alla consegna. E la risaia si trasforma in una lunga e larga distesa di stoppie.
A colpire la fantasia di Maria Giulia Alemanno, sin da piccola, sono stati proprio quei fuochi, accesi dai contadini nelle sere d’ottobre per bruciare le paglie rimaste nel campo. Quel rito quasi pagano è l’ultimo, estremo atto che segna la fine dell’annata risicola. All’artista non è passato inosservato, tanto da trasferire le emozioni di quelle lingue di fuoco sulla tela. Sembra di avvertirne il crepitio, mentre le vampate si avvitano nella notte, lanciando messaggi interpretativi ed inquietanti.
La risaia di Maria Giulia raggiunge il suo culmine in queste tele: dai fuochi verticali che si levano liberi, a quelli orizzontali alimentati dal vento che sfiora le stoppie facilitando la combustone e la distruzione.
“ DELLE ATMOSFERE . Personale sul Fuoco e sull’Acqua” era il titolo di una mostra che la pittrice ha tenuto durante l’estate sul Lago Maggiore a Stresa. Una serie di oli e tempere su tavola e oli su tela: ed è sempre il fuoco a trionfare in una sorta di scultura vivente che sembra prorompere e divampare davanti a chi guarda. Perché le fiamme che scaturiscono dalla risaia ormai a riposo disegnano immagini e movenze.
Maria Giulia Alemanno è riuscita a trasfondere nel fuoco quelle emozione che si da bambina, probabilmente, aveva provato a contatto con la natura.
Avrebbe potuto, come tanti altri artisti, rappresentare quel mondo piatto attraverso gli elementi più ovvii, l’acqua innanzi tutto. Ha scelto invece il fuoco, il cui utilizzo in risaia ha fatto e fa tanto discutere negli ultimi anni.
Ma non è quella di Alemanno una scelta polemica e neppure provocatoria, per richiamare alla discussione pro e contro argomentazioni ambientaliste. Il suo fuoco è qualcosa che va oltre tutto ciò, coinvolge, avviluppa e impressiona il fruitore delle sue opere. Quasi a ricordare che la risaia non è solo d’acqua. Notevole e curioso il ricorso alla fiamma che lambisce la cornice di una tela: la si può sentire, vedere, persino avvertirne l’odore.

Gianfranco Quaglia, Il RISICOLTORE – 12 ottobre 2002

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