Testi critici: Nel femminile

MARIA GIULIA ALEMANNO E CARLA BRONZINO

NEL FEMMINILE

Tú y yo unidos desesperadamente por la eternidad.

Nel femminile non è un’esposizione o non lo è solamente. E’ un viaggio di scoperta che utilizza l’esterno come cassadi amplificazione delle vibrazioni dell’anima. Il Viaggio in Italia di Goethe o la Gita al Faro di Virginia Woolf, vagabondaggi tra sottili inquietudini e recuperi di identità, sono il prologo di questa itinerante ricerca di Maria Giulia Alemanno e Carla Bronzino, tra volti e corpi di donna, dipinti, descritti e fissati sulla tela. Figure solitarie, trovate in “bodeguitas” cubane o in cartoline di guerra abissine, per meglio isolarle nella loro solitudine, per pescarne negli occhi e nei gesti il mistero di un’esistenza inquieta, turbata e glorificata dall’orgoglio doloroso della propria femminilità. Un viaggio dunque da fare in coppia per dividere il peso delle emozioni, scomporre e frammentare la ricerca e l’osservazione.
Strano effetto, per un osservatore maschile, sono quei ritratti di donna esasperatamente definiti, tesi come le corde di un violino, insondabili e muti, che sostituiscono con l’impatto della loro presenza il silenzio della loro parola. E il burkha di un’afgana che Maria Giulia ci offre o, simbolicamente, questa femminilità, totalmente celata e negata, ci accusa della nostra incapacità di comprenderla ed accettarla?
E non è angosciosamente profetica la sua evocazione delle dive del muto, stroncate e scalzate dal ruolo di “divine”, dalla maledizione della parola cinematografica? Sono dunque un gufo o un gatto gli unici silenziosi interpreti degli universi paralleli delle donne di Carla?
Un’unica figura maschile, paradigmaticamente, compare, ed è un viaggiatore, uno che si e perso nei mari del Pacifico e dell’ignoto e che, forse, solamente nella e dalla perdita, ha conquistato il conforto e la comprensione della femminilità.
Disposti in sequenza questi volti di donna rimandano al padiglione degli specchi dei Luna Park di una volta, come ripetizione infinita di una domanda ossessivamente riprodotta ed amplificata dalla deformazione. Perciò Maria Giulia e Carla trovano soggetti nel passato storico e nella lontananza geografica, in donne cubane e afgane, somale o creole e le accompagnano con scritte e graffiti sospesi o presenze simboliche, quasi ad immobilizzarne l’eternità.
Diverso è l’avvicinamento tecnico. Carla usa il bisturi-pennello per sollevare, piano, piano, il tessuto della femminilità delle sue figure, quasi avesse paura di far loro male e costantemente ne sollecitasse l’approvazione. Maria Giulia ha l’urgenza della ricerca e della disperazione della risposta. I suoi pennelli tranciano forte nelle emozioni, scavano e affettano, materializzando nel gesto la conflittualità del dipinto, per domarne la ribellione ed il silenzio e strapparne i segreti, perseguitata da quella ribellione ed il silenzio e strapparne i segreti, perseguitata da quella maledizione di cui Baudelaire parlava nelle Confessioni di un artista:
“Lo studio della bellezza è una lotta nella quale l’artista grida di terrore prima di essere sconfitto ”.

Massimo Olivetti
Presentazione a Nel femminile, bi-personale di Maria Giulia Alemanno e Carla Bronzino a Palazzo Degregori – Crescentino (Vercelli). 30 novembre – 15 dicembre 2003

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