Testi critici: Yemayá y sus siete caminos

Yemaya Achaba

L’aspirazione tesa a descrivere, coi mezzi di una dialettica personalissima, una realtà contemporanea e contingente, rende l’opera di Maria Giulia Alemanno degna di riconoscerla tra le espressioni più interessanti della cultura in generale.La laconicità dei suoi azzurri tra le pause dei bianchi, si inserisce, qui trattenuta, tra le trame solide e robuste dei suoi neri che percorrono nervosamente i contorni dei personaggi e delle cose; è uno scandire ritmico e calcolato, un accennare dinamicamente e col vigore delle esperienza degli ultimi pittori “col pennello”.
L’Alemanno, a differenza degli altri, quindi, non intende isolare la sua pittura, relegandola solo negli ambiti di calme esigenze spirituali, da momenti domestici, non indugia malinconicamente sugli aspetti esteriori del mondo, ma si accende continuamente di entusiasmo, e scruta, indaga ed interroga il mondo e la realtà.

Bruno Aymone

in Facebook a commento di Yemayá y sus siete caminos -31 gennaio 2009

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Yemaya

Italiano

MARIA GIULIA ALEMANNO – I Trionfi e gli scherzi di Yemayá

Squarciare il velo di un mondo metamorfico a questo Maria Giulia Alemanno si ispira, perseguendo e pedinando l’immagine poliformica di Yemayá.
Yemayá il mistero, Yemayà la grande madre, il femminino universale, il mare, la liquidità, la nascita, la profondità, l’universo che si deforma e si riproduce, il vortice dello sconvolgimento e della dispersione. Una ruota che gira vorticosamente ma che conserva il suo nucleo centrale di identità e centralità.
Impresa quasi impossibile. La testa comincia a girare, la mano e il pennello inseguono molteplici suggestioni, si perdono nel vuoto acquoreo, in una spazialità senza limiti e confini. Per Maria Giulia narratrice di perdite e recuperi la sfida pittorica è l’essenza della sua ricerca. La sua esplorazione di universi che sottendono altri universi, di realtà che nascondono e di apparenze che celano è iniziata anni fa nelle risaie di Crescentino, Italia, ad inseguire le spirali di roghi contadini e di acque grigie, imprimendo sulla tela i guizzi delle lingue del fuoco che consumano e trasformano.
Poi Maria Giulia ha trovato in Cuba e nella Santería l’umanismo della metamorfosi. Orishas che sono ma, soprattutto che potrebbero essere, doppi dei, doppi significati, un pantheon in divenire, un Olimpo dell’irrealtà, un Macondo teologico dove tutto è ma, contemporaneamente tutto può essere.
Facile perdersi nel labirinto di simboli e significanze, facile uscire da sé e dolcemente lasciarsi portare dalla marea dello spaesamento. Maria Giulia ha radici ed animo contadino, persegue ed affronta il mistero, alla scoperta del nucleo, per prendere per la coda il serpente e immobilizzare la spirale magica.
Ed è nella profondità del pozzo di Yemayá che si trova l’insondabile, nelle increspature delle sue onde, nei riflessi verdeblu delle sue acque. Yemayá che tutto avvolge e tutto lascia.
Maria Giulia la sfida e l’ affronta non sul terreno della pura rappresentazione, finzione contro finzione, ma immergendosi nei misteri della metamorfosi e della trasformazione.
Sette grandi tele, grandi per contenerne e comprendere l’espansione simbolica, sette trasformazioni, sette racconti, sette immagini e sette volti di Africa, di Cuba ma anche di Crescentino e di Rinascimento.
Se Yemayá è l’universale che allora questo universale abbia le stimmati dell’Africa, i colori dei Caraibi ma anche le geometrie pittoriche dei Giotto, dei Masaccio dei Mantegna.
Ad universale contrappongo universale, mi sussurrano le tele di Maria Giulia, al mistero rispondo col mistero del pennello che squarcia le tenebre del segreto e lo svela al trionfo del mondo.

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Ho seguito e curato all’Avana, a Cuba, questa mostra di Maria Giulia Alemanno, dal titolo Yemayá y sus siete caminos, insieme all’altra esposizione di fotografie digitali in grande di Filippo Gallino sulle Pitture Rupestri di Acacous in Libia, entrambe sotto il patrocinio della Regione Piemonte su progetto dell’Associazione Culturale Onlus Elegguà di Torino.

Sono state inaugurate il 5 gennaio 2007 rispettivamente ne palazzo barocco di Obra Pía e nella Casa Mexico su invito del Museo Casa de África dell’Oficina del Historiador , nell’ambito del XI Taller di Antropologia Sociale e Culturale.

Un evento questo che è ormai un appuntamento internazionale sulle radici e la cultura afro-americana, onorato quest’anno anche dalla conferenza sulle tecniche del restauro delle sculture africane di Gian Luigi ed Alessandro Nicola della Nicola Restauri di Aramengo.

La presenza e la partecipazione degli artisti piemontesi è fonte di legittimo orgoglio per la nostra Regione ed è anche il riconoscimento, da parte dei cubani, di una vicinanza e di una collaborazione artistica e cultura di qualità che, grazie all’ Associazione Culturale Onlus Elegguá, è ormai una costante nell’ambito della cultura cubana.

Riconoscimento che si è materializzato in uno straordinario interesse per le esposizioni di Maria Giulia Alemanno e Filippo Gallino e per gli interventi dei Nicola al Convegno, testimoniato dal numero e dal livello dei partecipanti e degli spettatori.

Pittori, artisti, intellettuali, addetti culturali dell’Ambasciata d’Italia e d’Africa, l’ambasciatrice a Cuba dell’Unesco sono intervenuti all’inaugurazione e alla chiusura delle esposizioni. Giornali, radio e televisioni, non soltanto cubane, hanno scritto e commentato. L’esposizione di Maria Giulia Alemanno, programmata fino al 27 gennaio 2007 è stata richiesta e continuerà nel mese di marzo nel complesso storico Morro Cabaña.

Un grande successo dunque, per gli autori e per la nostra Regione, per avvicinare e riunire due mondi e due culture.

Massimo Olivetti

LA SANTERÍA A CUBA – I TRIONFI E GLI SCHERZI DI YEMAYÁ – Le esposizioni di Maria Giulia Alemanno e Filippo Gallino, CORRIERE DELL’ARTE , 16 febbraio 2007

La prima parte dell’articolo è stata scelta come presentazione alla mostra YEMAYÁ Y SUS SIETE CAMINOS – Casa Museo de la Obra Pía. L’Avana- Cuba. Gennaio 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Yemaya Asesu. part.

Yemayá Asesu. part.MARIA GIULIA ALEMANNO: YEMAYÁ Y SUS SIETE CAMINOS

Comunicato Stampa 1

Sarà la splendida cornice coloniale della Casa de la Obrapía, nel cuore storico di La Habana Vieja, ad ospitare il nuovo ciclo pittorico di MARIA GIULIA ALEMANNO, la pittrice italiana che Cuba riconosce come principale artista europea di Santería. La mostra dal titolo YEMAYÁ Y SUS SIETE CAMINOS, patrocinata dalla Regione Piemonte e curata dal critico Massimo Olivetti, è stata voluta dall’Oficina del Historiador de La Ciudad e dal Museo Casa de Africa quale momento centrale del XI Convegno di Antropologia Sociale e Culturale sulle Radici Afroamericane, che ogni anno vede confluire a La Habana studiosi di tutto il mondo. Per questo Maria Giulia Alemanno ha scelto di farne un omaggio a Natalia Bolívar Aróstegui, l’antropologa che continua l’opera di ricerca di Fernando Ortiz e di Lydia Cabrera nel variegato universo afrocubano, preservandone le credenze, la tradizione e la memoria.

E’ stato proprio un suo libro, “Los Orishas en Cuba”, ad aprire a Maria Giulia le porte dell’Olimpo Yoruba, un mondo popolato da divinità variopinte e fantasiose che da quel momento diventano per lei fonte inesauribile d’ispirazione.

E’ del 2004 la prima mostra nel Convento di San Francisco, seguita nel 2005 da una grande esposizione alla Casa Museo Alejandro de Humboldt, dove la pittrice espone dodici ritratti immaginari di Orishas dipinti su stendardi rituali in tela di sacco. Tra questi s’impone Yemaya’, la dea dell’acqua di mare nel cui ventre bianco e azzurro ruota l’universo.

Sincretizzata con la Virgen de Regla che dal suo Santuario domina la baia di La Habana, Yemayà, nelle molte leggende o “pattaki” che la riguardano, viene descritta sotto sette diverse sembianze:

Yemayá Awoyó , la più potente e maestosa, protegge gli uomini nelle burrasche della vita, sempre adorna dei doni del mare e dei colori dell’arcobaleno.

Yemayá Akuara che incontra la sorella di Ochún, signora dell’acqua dolce, alla confluenza di due fiumi.

Yemayá Achaba, dallo sguardo irresistibile, la più santa delle Yemayá perché dà vita alle creature che nascono e muoiono come la luna.

Yemayá Okuté che s’inoltra nella selva per incontrare Oggún, dio della guerra e dei metalli.

Yemayá Asesú che predilige l’acqua torbida.

Yemayá Mayoleo che vive lungo i torrenti, raccoglie erbe e conosce i segreti della magia.

Yemayá Konlá che ama le barche e la spuma delle onde.

A queste immagini di Yemayá s’ispira il lavoro di Maria Giulia Alemanno, realizzato in acrilico su tele di grandi dimensioni, – due delle quali di cm. 250 x 185,- nuova esplorazione del mondo delle divinità afrocubane tradotto in un ciclo di pittura narrativa dominato dal sette.

Sette le manifestazioni della dea, sette il suo numero magico, sette le perle bianche e blu alternate delle sue collane, sette le opere che ospitano il racconto.

Sette sono anche le fotografie digitali di grande formato stampate su tela pittorica che FILIPPO GALLINO, fotografo torinese di fama internazionale, espone, sempre con il Patrocinio della Regione Piemonte, in coincidenza con la mostra di Maria Giulia Alemanno, nella Casa del Benemérito Benito Juárez de la América, a La Habana Vieja., Un viaggio per immagini tra i segni delle PITTURE RUPESTRI DEL DESERTO LIBICO DI ACACOUS, trionfi di terre e di ocre ancora avvolti nel mistero.

Le due esposizioni sono organizzate dall’Associazione Culturale Onlus Elegguà di Torino.

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Yemaya Awoyo. part.

Yemaya Awoyo. part.

YEMAYÁ ATTRAVERSA IL MARE

Comunicato Stampa 2

In seguito al grande successo di pubblico e di critica ottenuto dalla pittrice italiana Maria Giulia Alemanno con YEMAYA’ Y SUS SIETE CAMINOS esposta dal 5 al 25 gennaio 2007 al Museo Casa de la Obrapia nel cuore dell’Avana Vecchia, la mostra verrà portata dal 6 al 30 marzo 2007 nel complesso storico museale del MORRO- FORTALEZA DE SAN CARLOS DE LA CABAÑA, l’imponente fortificazione che domina la città e l’oceano. Ad aprile sarà esposta nelle sale dell’ISTITUTO NAZIONALE DI ANTROPOLOGIA di L’Avana, a maggio passerà alla GALLERIA CONCHA FERRANT DI Guanabacoa. Altre esposizioni in musei e gallerie di Cuba sono in progetto per i mesi successivi.

Patrocinata dalla Regione Piemonte insieme a “PITTURE RUPESTRI NEL DESERTO DI ACACOUS IN LIBIA ” del fotografo torinese Filippo Gallino, entrambe curate dall’Associazione Culturale onlus Elegguà di Torino, ed inaugurata come evento centrale del XI Taller di Antropologia Sociale e Culturale sulle radici afroamericane organizzato dal Museo Casa de Africa de La Oficina del Historiador de la Ciudad de La Habana, la mostra è diventata polo di attrazione per studiosi di Santería, artisti e gente comune che vede in Yemayá, signora dell’acqua di mare, la grande madre che ispira, protegge, e salva dai pericoli della vita e del mondo.

Con questa esposizione Cuba “ha definitivamente adottato” Maria Giulia Alemanno quale artista che la rappresenta nel mondo, riconoscendole la capacità, la forza e la sensibilità di interpretare l’anima profonda della Santería, il culto sincretico largamente praticato sull’isola caraibica.

Per lei la città dell’Avana aveva già aperto nel 2004 le porte del Convento di San Francisco e nel 2005 quelle del Museo Alejandro de Humbold, cornice ideale per i suoi dodici MIS ORISHAS realizzati su tela di sacco.

Nella sua Yemayá, dipinta in acrilico su sette tele di grandi dimensioni, lo spirito dell’Africa si unisce a quello della cultura europea, dando vita a visioni in bilico tra la realtà ed il sogno, come anche accade nella pagine della letteratura centro e sudamericana.

“Quadri di mistero” li ha definiti Pedro García Espinosa, cineasta, letterato e pittore cubano . “Quadri di acqua, mito e nostalgia.”

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