Giacomo Soffiantino. Due tavolozze e conchiglie. 2009
Giacomo Soffiantino, Maestro in Torino, ha da poco compiuto ottant’anni. Una vita dedicata all’ Arte con estrema coerenza, ispirazione e rigore. Mi è capitato più volte di scrivere di lui e d’incontrarlo, un tempo assai sovente insieme agli amici di sempre Francesco Casorati, Mauro Chessa, Giorgio Ramella, Francesco Tabusso. Ora ci si ritrova ahimè sempre meno. E’ un peccato perché i momenti trascorsi insieme si sono spesso tradotti in pittura, e per tutti noi in buon nutrimento per la mente e per l’anima.
Ho ritrovato, stampata su un foglio ormai ingiallito, un’intervista che mi concesse nel lontano 1983. Avevo deciso di raccontare gli studi degli artisti sulle pagine di un quotidiano, perché i lettori potessero goderne le atmosfere ed i colori. Giacomo fu uno dei primi ad accogliermi. Seguì una lunga serie di emozioni.
Mi piace riproporre qui, in un contesto allora neppure immaginabile, quel pomeriggio nel suo studio stracolmo di tele, fogli e presenze. E’ il mio modo per ringraziarlo, con tutto il cuore, dell’amicizia che in tanti anni mi ha regalato .
Una tavolozza d’ auguri per te, caro Giacomo!
Con grande affetto.
Lellina
GIACOMO SOFFIANTINO
NATURA MORTA CON FIORI DI CARDO E UN MAPPAMONDO DA LIBRO CUORE.
Nello studio di Giacomo Soffiantino, ai piedi della collina, ghirlande fitte di erbe, squadre, matite, una lente d’ingrandimento. E poi il cranio di un montone dalle corna lunghe e contorte, conchiglie e fossili.
Lui si scusa per il disordine che non c’è, mentre presenta il quadro che sta nascendo sul cavalletto davanti alla scrivania a cui si è seduto e sulla quale i disegni convivono con due minuscole incisioni.
Fiori di cardo, un mappamondo da libro Cuore, ghirlande fitte di erbe e margherite secche, squadre, matite, una lente d’ingrandimento, il cranio di un montone con le corna lunghissime e contorte, conchiglie, fossili e quadri, tanti e molto grandi che sta preparando per una mostra che terrà in aprile.
Lo studio di Giacomo Soffiantino si presenta così, e lui si scusa per un disordine che di fatto non c’è, a chi lo raggiunge ai piedi della collina lasciando alle spalle la sagoma scura del Monte dei Cappuccini. Il nostro quadro è sul cavalletto, davanti alla scrivania a cui è seduto e sulla quale alcuni disegni convivono con due incisioni minuscole e pulite.
Quando inizio un nuovo lavoro –spiega- non ho un’idea precisa di cosa voglio rappresentare. Gli spunti mi vengono dalla natura, dal girovagare nei boschi, dal camminare in montagna, dall’oziare in riva al mare. Devo vagare nella realtà per collezionare emozioni a cui dare in seguito una forma. L’emozione è importante. Direi fondamentale. Prima provo un’emozione pittorica, dopo di che cerco, con la regola, di offrire al quadro un’unità stilistica.
E questo quadro quali emozioni nasconde?
Un giorno trovai un albero sradicato, un grosso tronco con le radici parte sospese, parte aggrappate alla terra. La luce filtrava e giocava con loro. Andava e veniva e per me diventava una zona di pittura. La stessa luce mi ha riportato ad un’altra immagine, ad un piccolo allocco spaurito che ho visto in uno zoo. Era una palla tremante che si dibatteva. In studio sono diventati la stessa cosa, il nucleo centrale del mio quadro. Ma anche l’ombra è indispensabile perché mi sposta l’attenzione sulla luce. Ed è ancora la luce che mi permette di vedere intorno a me le cose che mi servono.
Si, ma qui l’allocco e le radici si distinguono appena.
Infatti. Non m’interessa copiare la natura così com’è. Un pittore con un intento realistico se vede delle vipere le ripropone nel modo più fedele possibile. Io penso che dei nastri attorcigliati riescano benissimo ad esprimere l’idea di un groviglio di vipere e la paura o la curiosità che mi prende se le incontro sulla mia strada. Io ho tolto completamente il mio allocco da uno spazio reale, come avviene per tutti gli elementi naturali che m’ispirano e che diventano miei nel momento in cui offro loro anche un colore nuovo, così da trasformarli in pittura fine a se stessa. Qui l’allocco c’è ma è diventato sole, perché il mio ricordo ha registrato soprattutto le vibrazioni di luce che le sue ali creavano, tremando.
Quale tecnica hai usato?
Adopero i colori ad olio. Un quadro amo abbandonarlo e riprenderlo, dunque ho bisogno di una tela con imprimitura a gesso che mi permetta di ritornarci più volte sopra. Ho provato anche gli acrilici ma niente può eguagliare le trasparenze e gli spessori dell’olio. Gli acrilici sono gommosi, innaturali e ,se per caso prepari male la tela,rischi di vedere dopo qualche tempo il tuo lavoro che si stacca e rattrappisce come una pellicola di plastica. Mi è capitato una volta ed ho provato una sensazione di spiacevolissima impotenza.
Per un certo periodo ho fatto del puntinismo. E’ stata una tappa della mia ricerca sulla luce. Poi mi è parso che la sua funzione fosse soltanto più decorativa. Ecco perché anche in questo quadro sono passato a contrastare una superficie tesa ed un’altra più mossa. Penso che i contrasti, quando funzionano, esaltino il risultato.
La natura sembra costretta da Soffiantino in rigorose geometrie.
Non posso dire di essere molto razionale. Un pittore difficilmente lo è. Ma ad un certo punto un po’ di regola è necessaria se non si vuole fare della pittura scoordinata. Un campo di grano in cui m’avventuro è già un quadro, se lo guardo con occhio pittorico. Sempre, quando sono a contatto con la natura, mi ritrovo a pensare come una sorgente d’acqua od un rovo verranno trasfigurati sulla tela, quando le luci e le ombre staranno in sottile equilibrio.
Qui ho deciso di dare più respiro allo spazio giallo occupato dalle radici, ma era altrettanto importante stabilire un giusto rapporto tra il cielo che è chiarissimo e la zona in basso totalmente oscurata, affinché tutti gli elementi compositivi risultassero bilanciati. Le linee, i cerchi, la geometria mi servono per bloccare nel quadro quella porzione di realtà che mi ha emozionato e non intendo lasciarmi sfuggire.
Maria Giulia Alemanno
In “Da Torino …con colore” – STAMPA SERA- 27 febbraio 1983
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In occasione dell’ ottantesimo compleanno di Giacomo Soffiantino
La BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA
Piazza Carlo Alberto 3, Torino (10123)
ospita fino al 30 maggio 2009.
GIACOMO SOFFIANTINO- Antologia Visiva.
Inaugurata il 5 maggio scorso la mostra accoglie dodici dipinti recenti (cm 80×80) e i documenti di circa 60 anni di attività del maestro Soffiantino, selezionati tra i numerosi del suo archivio (fotografie, scritti, lettere, cataloghi e libri).
orario: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato: 10,00-13,00 / Martedì e giovedì: 10,00-13,00 e 15,00-19,00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
curatori: Giovanna Barbero, Giacomo Soffiantino
ufficio stampa: PIEMONTE COMUNICAZIONE
+39 0118101111 , +39 0118121021 (fax), +39 0118101113
to0265stid@biblioteche.reteunitaria.piemonte.it
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